Fotografie di Massimo Ceccanti e Alex De OLiveira
Il primo stimolo verso per un viaggio in Puglia era legato ad un libro letto negli anni Ottanta ma scritto nel 1962, quando avevo appena nove anni. Il libro è un romanzo di Maria Corti “L’ora di tutti”. È la storia di cinque personaggi otrantini alle prese con la Storia con la esse maiuscola rappresentata dall’arrivo a Otranto nel 1480 delle galee Turche. La storia è raccontata in prima persona dai cinque personaggi e i racconti hanno creato in me una sorta di fotografia virtuale di Otranto accompagnata dal desiderio di convertire tale immagine in una veduta concreta.
Lo stimolo verso Matera è invece più recente ed è legato all’ascolto della Radio, in particolare di Rai Tre che ha fatto di Matera una sorta di sede distaccata.
Il terzo stimolo era costituito dal racconto e dalle immagini viste delle cattedrali pugliesi, in particolare dalla cattedrale di Trani con la sua immediata vicinanza al mare.
L’occasione, la Pasqua, è arrivata. Il primo impatto visivo, a parte quello iniziale notturno da Bari a Trani, è stato il mare visto da una terrazza di Trani accompagnato dopo dall’immagine della distesa di ulivi non delimitata da alture, da montagne. I miei occhi forse non sono abituati a non vedere come sfondo una montagna, una collina. Mi aspettavo, come accade quando mi capita di percorrere l’autostrada lungo la Pianura Padana, una sensazione di smarrimento e di noia. Non è stato così. Il verde ondulato degli ulivi, la presenza diffusa di piccoli edifici variamente aggregati con il loro tetto conico, i muretti che separano le diverse proprietà, creano un paesaggio vario che attrae lo sguardo.
Qualcuno mi aveva parlato di Matera come di una città angosciante. Non sono riuscito a vedere che cosa può far nascere a Matera tale stato d’animo. Ciò che mi rimane è il piacere dello sguardo che vaga alla ricerca delle casupole, delle piazzette, delle stradine.
Ma la cosa più sorprendente è stato il contatto con una religiosità ancora legata alla fisicità e alla teatralità. La Settimana Santa è un’occasione per i pugliesi di riproporre fisicamente e visivamente il loro rapporto con la religione. Alla fine il viaggio in Puglia è diventato quasi una ricerca antropologica su come ancora in questa terra è viva la dimensione fisica del rapporto con la fede, basti guardare la processione della Madonna Addolorata di Trani. L’immagine, la presenza fisica del simbolo ha un ruolo fondamentale nel tipo di relazione tra il fedele e la sua fede, il suo modo di vivere la fede. Serve da un lato a tenere vivo il sentimento ma dall’altro anche a tenere separato il quotidiano dal sacro.
L’altro aspetto che mi ha affascinato è la luce, la presenza di una luminosità diversa dalla nostra, rafforzata dalla pervasività del bianco delle case. Una luce forse rafforzata dalla forza del vento, dallo spumeggiare del mare estremamente agitato, dalle forme delle chiese, dei palazzi. Comunque una luce diversa.
massimocec 2017
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