L’arrivo alla Gare de Lyon la prima volta che sono andato a Parigi è stato drammatico. Era il periodo delle vacanze di Natale e io, per impegni personali, ero partito da solo mentre i miei compagni di viaggio erano partiti alcuni giorni prima. Arrivato a Parigi e sceso dal treno non ho trovato nessuno ad aspettarmi, nessun volto noto, nessuno che parlasse la mia lingua; non conoscendo una parola di francese e non essendovi mai stato fui preso dallo sconforto. Era uno dei miei primi viaggi all’estero, e prima della partenza, il mio stato d’animo era quello di una persona in attesa di un’esperienza sognata, un po’ come viene descritta da Rossana Campo in “Ogni viaggio è un romanzo” nel suo colloquio con Paolo di Paolo: “Un treno notturno da Genova Principe mi sbarcò l’indomani a Paris Gare de Lyon. Prima c’erano stati un sacco di sogni, ricordo io e la mia amica Giovanna, in giro per i vicoli di Genova, a fantasticare all’infinito: ecco se fossimo a Parigi, sospiravamo.” E anche per l’attesa era stata un’anticipazione del viaggio, Una volta a Parigi non mi aspettavo di sentirmi perso, colto da uno spaesamento ben diverso da quello che avevo sognato. Per fortuna , dopo un po’ di tempo riconobbi i volti noti che stavo aspettando e sentii parole che comprendevo. Non ero ancora per viaggiare davvero, e forse non lo sono ancora se è vero che, come dice ancora Rossana Campo “Viaggiare per viaggiare non aggiunge molto. I viaggi che ti restano, che ti allargano la vita sono quelli che più somigliano a una sfida. Vai in un posto di cui non sai niente, né la lingua, né gli usi, non sai dove finisci a dormire, non sai cosa ti danno da mangiare, sai soltanto che puoi, che devi sopravvivere anche lì”. Ma io non sono così e ho bisogno di qualche scoglio cui aggrapparmi.
La seconda volta non è andata meglio. Siamo arrivati in aereo di notte, anche questa volta d’inverno, e non riuscivamo a trovare l’albergo. Girammo per parecchio tempo per le strade in salita di un quartiere nei pressi del Moulin Rouge. Mi stupì il fatto che molti negozi alimentari e di frutta e verdura erano ancora aperti ben oltre la mezzanotte. Quasi tutti erano gestiti da stranieri e non erano in grado di fornirci indicazioni o forse eravamo noi non in grado di chiederle in modo chiaro. Alla fine trovammo il nostro albergo. Evidentemente Parigi non era ben disposta nei miei confronti mentre io invece lo ero nei suoi. Una città del genere non può non affascinare e spingere in qualche modo a cercare di trattenere qualcosa delle emozioni, degli stati d’animo provati mentre cammini tra quelle strade, sotto quei tetti grigi, lungo la Senna fotografando, anche se poi, come dice Tabucchi, le immagini che ci rimangono “sono solo la pelle, pura apparenza: ciò che quel luogo provoca in noi nel guardarlo e viverlo non è fotografabile”. E in effetti Parigi non è fotografabile perché sfuggono alle immagini stampate o registrate sulle memorie delle macchine fotografiche o dei cellulari le sensazioni, le emozioni, gli stati d’animo che si provano, sollecitati dai libri letti, dai racconti dei compagni, dalle foto dei grandi fotografi.
Durante entrambi i viaggi ci sono state diverse giornate piovigginose e grigie, ma anche in quelle giornate Parigi è riuscita a farsi amare perché, come dice Rossana Campo “Ci sei tu, Parigi, il grigio del cielo, il grigio dei tetti d’ardesia, della Senna – tutto è grigio ma non tu”. Ma per amare davvero il grigio di Parigi non basta una giornata “Il fatto è che con questo grigio ci convivi un monte di mesi; questo grigio è Parigi, e bisogna che te lo fai amico”. È facile comprendere da queste parole che viaggi come i miei non possono che lasciare anche uno strascico di insoddisfazione legata all’impressione che in fondo invece di aver visto Parigi hai visto una serie di cartoline ben predisposte per attirare turisti. Per capire Parigi sarebbe stato utile camminare e camminare per le vie, nei quartieri, incontrare persone, ma ciò non è possibile in pochi giorni. Ciò che rimane quindi sono solo le fotografie, la pelle di Parigi, ma non la sua anima.
massimocec ottobre 2020
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