Fotografo accreditato per catturare immagini nella Cattedrale di Pisa per qualche ora in un piovoso pomeriggio di marzo. Nonostante il cartellino e la pesante attrezzatura mi chiedo ancora una volta: “Ma quali foto?”
Le bancarelle che, nonostante i tentativi dell’Amministrazione comunale, ancora si allungano sul lato della strada di fronte al Museo delle Sinopie sono piene di libri a loro volta colmi di fotografie del Duomo e del suo prezioso contenuto. Cosa fotografare allora?
Forse è meglio lasciar perdere momentaneamente le foto e ascoltare le due guide che ci accompagnano? Può darsi che qualche suggerimento illumini l’inconscio della macchina fotografica.
La fotografia, se usata per illustrare la parola, diventa didascalia, elemento accessorio che mi interessa poco. Allora la cosa migliore, ancora una volta, rimane comprare un bel libro illustrato. Anche ascoltare non aiuta e rimane il problema “Quali fotografie scattare?”
Come realizzare fotografie in grado di invertire i ruoli tra parola e immagine e mettere in primo piano l’aspetto visuale, l’autonomia, se esiste, della dimensione visiva di questo mostro sacro per il quale siamo qui nella piazza, un’autonomia che preceda e guidi la parola? Ma anche questa è una pretesa assurda, una ripresentazione dell’utopia realista del guardare puro, libero dalle influenze della mente e dei concetti così bene espressa da Zola che lodava Manet perché non sapeva né cantare né filosofare ma sapeva dipingere.
Perché allora non lasciarsi trasportare dal fascino delle persone, dalla curiosità che li spinge ad ascoltare una lunga spiegazione sotto la pioggia, a sdraiarsi per terra, a contorcersi pur di fotografare, di sapere, di conoscere, perché non seguirli e lasciarsi guidare da loro?
Forse ha ragione Calvino quando nel suo racconto L’avventura di un fotografo (Gli amori difficili) dopo aver fatto esplorare al suo personaggio, Antonino Paraggi, tutte le possibili forme del fotografare, aver costretto la compagna ad abbandonarlo e aver rischiato la pazzia, conclude che l’unica possibilità che rimane alla fotografia e fotografare altre fotografie in un vortice che si preannuncia infinito e quindi impossibile.
massimocec marzo 2013
Comment
Grazie per l’omaggio. I ritratti mio e di john sono interessanti perchè non sono scontati. Sono state colte le espressioni naturali dovute all’ascolto e alla visione delle meraviglie della cattedrale. Alcune delle foto scattate all’interno sono notevoli, soprattutto le inquadrature dei particolari ….
Un abbraccio Antonietta