Si può raccontare con la fotografia?
La fotografia si fonda sull’annullamento del tempo. Una foto congela su una pellicola o su un sensore i fasci di luce emanati dagli oggetti nel corso di frazioni di secondo. Più il tempo scorre più diventa difficile fotografare. La lunga esposizione si trasforma in mosso, in perdita di nitidezza.
Il racconto invece trae la sua possibilità di esistere dalla durata, dal diluirsi delle vicende nel tempo, dalla possibilità di ricostruire un percorso grazie alle tracce che esse lasciano nello scorrere del tempo. Il tempo conferisce al racconto nitidezza, definisce i contorni degli avvenimenti e dei soggetti che ne sono attori.
Eppure anche la fotografia racconta grazie alla sua capacità di evocare, di mobilitare ricordi, emozioni, sensazioni, stati d’animo. È un altro modo di raccontare, ma anch’esso dotato di fascino, circondato da un alone di non detto, non mostrato che lo rende attraente.
Le foto della galleria Pisa e la notte visibili a partire da questa pagina cliccando in alto sulla parola Galleria possono essere il racconto di notti passate in giro nelle strade della città in cui per una fortunata coincidenza mi trovo a vivere. Raffigurano strade deserte, strade piene di gente. Strade silenziose, strade percorse dalle note di una varietà incredibile di strumenti, di voci, di suoni. Strade nitide percorse da solo, e strade che scorrono sfocate intorno alle passeggiate con gli amici con i quali si ha la ventura di percorrere tratti di un cammino non organizzato.
Evocano ricordi personali, momenti collettivi, storie: le serate estive indolenti, pigre, trascorse sui lungarni discorrendo di tutto ciò che in quel momento aleggia nella mente senza freni inibitori, le serate invitanti primaverili accompagnate dalla brezza che viene dal mare o la notte invernale ostile, ma proprio per questo capace di far scoprire e godere di angoli di ospitalità come un piccolo cinema, l’Arsenale, dove si proiettano film rari.
massimocec febbraio 2012
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