Se ogni città ha un cuore, un centro vitale, questo per Pisa non è piazza dei Miracoli, ma è l’Arno, il fiume che l’attraversa. Le arterie che fanno di Pisa un essere a suo modo vivente sono i lungarni. Purtroppo nessuno è riuscito a rendere queste arterie pienamente vivibili trasformandole in strade pedonali. Molti pisani si sono opposti e le macchine continuano ad essere padrone delle strade lungo il fiume; solo la sera il traffico cessa. Nonostante ciò però rimangono un luogo in cui chi vive a Pisa non può fare a meno di riconoscersi. I lungarni partono dal ponte della Cittadella, verso il mare, e arrivano fino al viale dell Piagge da un lato, lato nord, e dall’altro ad un argine che separa il letto del fiume dalle case senza trasformarsi in una strada ma solo in un’esile pista ciclabile.
Sono collegati da cinque ponti (della Cittadella, Solferino, di Mezzo, della Fortezza e della Vittoria) e su di essi si affacciano moltissimi palazzi antichi che lasciano intravedere i resti di antiche case torri, ma anche alcuni palazzi moderni costruiti laddove la guerra e i bombardamenti avevano lasciati dei buchi nel tessuto urbano che racchiude i lungarni. Alcuni di questi palazzi sono stati costruiti negli anni in cui nessuno guardava alla coerenza degli stili, all’importanza del decoro urbano. Sono corpi estranei che continuano a farsi sentire, dannosi per occhi sensibili.
Il palazzo che forse attrae più degli altri è il Palazzo Blu, un palazzo restaurato recentemente partendo dal criterio di recuperare in parte la dimensione visiva della città medievale, secondo alcuni studiosi, vivacemente colorata.
C’è poi il Ponte di Mezzo che si trova in mezzo ai lungarni ma anche in mezzo alla città. È un ponte che io percepisco come estraneo alla dimensione visiva dei lungarni, con la sua veste marmorea e la sua eccessiva eleganza dovuto allo slancio dell’unica arcata da cui è costituito. È il ponte che collega le due strade più note di Pisa, Corso Italia e Borgo Stretto. Difficile evitare di attraversarlo.
Ma soprattutto ci sono le sensazioni legate ai lungarni, il venticello serale primaverile che accompagna il sole che cala all’orizzonte mentre cammini verso il mare quando le giornate si sono oramai allungate, i colori del tramonto nelle belle giornate estive, le luci della sera e della notte soprattutto durante l’afa di luglio e agosto, ma anche la piena dell’Arno e l’impeto dell’acqua che arriva quasi ai bordi delle spallette, il vento gelido d’inverno, e ancora il fresco del viale delle Piagge pieno di persone che passeggiano e conversano, corrono, o come oggi si dice, praticano jogging o footing, adornate da una serie di apparecchi tecnologici. E soprattutto l’immagine, la visione di una sorta di scenario continuo che si duplica nello specchio del fiume, percepibile se per un attimo abbandoni i pensieri quotidiani e lasci che la mente sia occupata da queste sensazioni visive.
Massimocec 12 marzo 2012
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