Gilberto Vento era mio cugino, figlio di una sorella di mio padre, la zia Fedora. Dire di Gilberto mio cugino non rende bene l’idea di cosa è Gilberto per me. Gilberto è stato molto più di un cugino. Così posso dire anche di suo fratello Mauro. È stato mio fratello maggiore, mi ha insegnato tante cose, ha trovato sempre le parole giuste per dirmele, queste cose, come le può dire un buon padre. È stato un amico, un compagno che ho seguito fin dai tempi della sinistra socialista. Poi nel Pdup, in Democrazia proletaria, in Rifondazione comunista e nella sinistra sangiulianese. Soprattutto era bello per me ragazzo stare a sentire i suoi comizi in piazza. Era bello stare con Gilberto, discutere con lui, andare a una riunione dove c’era lui, ascoltare un suo intervento, mi piaceva collaborare per scrivere un comunicato, organizzare un pranzo popolare, ho ammirato vederlo fino alla fine sempre indaffarato e disposto ad aiutare chi aveva bisogno, “i più deboli”. Era una sua idea fissa: “la solidarietà verso i più deboli”. La volle scrivere anche nell’opuscolo quando si candidò a Sindaco di San Giuliano, dove c’era anche lo slogan “la politica per passione”, e non era solo uno slogan, era vero. Poi Gilberto era un tipo allegro, su quello stesso volantino, accanto alla sua fotografia, campeggiava questo titolo: “O un voto annacquato. O un rosso toscano”.
Quello che mi ha sempre affascinato di Gilberto era la sua capacità di stare concentrato su un problema, diceva: “calma, un problema alla volta”. Poteva essere un problema politico, sindacale o legato alla cura della sua malattia. Era un professore di filosofia e storia, gli piaceva entrare dentro alla cosa, andare nella profondità del problema e mettere in relazione le cose e i problemi. Ammiravo la sua capacità logica che lo portava ad affrontare le situazioni in maniera razionale. Per dirla in poche parole, la capacità di ragionamento legata però, sempre, anche al movimento delle passioni, dei sentimenti, degli affetti, con tutti. A differenza di lui, in questo momento di dolore, io non riesco a farmi una ragione della sua scomparsa, non ce la faccio a essere razionale. Di fronte a questa grande mancanza mi è molto difficile seguire il piccolo grande insegnamento di mio cugino Gilberto
odellac 18 giugno 2022
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Ringraziamenti dalla famiglia di Gilberto
La famiglia di Gilberto esprime un caloroso ringraziamento all’Anpi provinciale di Pisa per la sua sentita partecipazione e per il commovente intervento del suo presidente, amico e compagno di Gilberto da oltre mezzo secolo.
Ringraziamo inoltre:
· gli esponenti dell’Amministratore comunale che si sono stretti, in vario modo, intorno alla famiglia nel momento del dolore e che hanno presenziato con partecipazione alle esequie;
· il circolo Arci di San Giuliano Terme che ha messo a disposizione i locali e per il sentito intervento del presidente del Consiglio in rappresentanza della stima e dell’affetto sinceramente nutriti dai soci verso Gilberto;
· tutte le compagne e i compagni del Psiup, di Democrazia Proletaria, Rifondazione Comunista e delle altre formazioni che hanno condiviso lotte e percorsi politici per svariati anni con Gilberto e che hanno espresso il loro dolore per la sua scomparsa.
Alla Confederazione Cobas scuola un ringraziamento particolare per essersi stretti in massa intorno alla famiglia con commovente partecipazione e sincero affetto.
Un ringraziamento anche alla Flc Cgil di Pisa per il comunicato di cordoglio e a tutte e a tutti i parenti, i compagni, i conoscenti, gli allievi e gli amici che, da tutta Italia, hanno reso omaggio, nelle modalità più varie, alla sua eccezionale figura umana, politica e sindacale.
Siamo, infine, profondamente riconoscenti al popolo sangiulianese e al Comitato Popolare che hanno testimoniato con affetto e commozione la propria riconoscenza verso uno straordinario concittadino che non ha fatto mai venire meno il suo impegno a favore del progresso sociale e del bene comune della collettività locale.
San Giuliano Terme, 22 giugno 2022
POSSO AVERE STAMPABILI I RICORDI DI GILBERTO RIPORTATI SOPRA?
MANUELA
Gilberto, o Vento, come tutte e tutti lo chiamavano nel mondo della scuola, mi ha anche rimproverata richiamandomi all’impegno nel sindacato, che per lui ha rappresentato una continuazione dell’ l’attività politica, attraverso la quale si è espresso e nella quale ha trovato il suo campo di azione.
Ci rimanevo male ma lo perdonavo. Lo ricordo persona dolce e allo stesso tempo molto deciso, a tratti perentorio, una sorta di super-io vigile ed esigente.
Si mostrava dolce e accogliente ogni volta che ricorrevo a lui per trovare le vie d’uscita dai gineprai burocratici che attanagliano la vita dei docenti. Lui c’era sempre quando avevo bisogno.
Iscriversi ai COBAS SCUOLA era un po’ come iscriversi ‘a lui’, tanto era la identificazione e la sua costante presenza. Anche nei giorni in cui non stava bene, lui, per chi lo interpellava, c’era. C’era sempre.
Un giorno mi fece entrare con lui nell’ufficio del direttore dell’ufficio scolastico, per cercare di risolvere un problema circa la sede lavorativa.
Lui aveva già un appuntamento con il provveditore, e anche un rapporto basato sulla reciproca stima. Quella mattina io ero concitata, ansiosa di risolvere. Parlai molto. Lui restò in silenzio. Sul momento mi stupii del suo riserbo, che, successivamente, ho interpretato favorevolmente. Non volle perorare la causa e lasciò a me lo spazio per rivendicare i miei diritti.
Mi ascoltò in silenzio ma sentivo che era presente. Quell’ appuntamento, per lui, giungeva dopo una visita di controllo. Arrivò puntualissimo.
Gilberto mi rimproverava, mi bacchettava e io ci rimanevo male. L’ho però sempre perdonato perché sapevo che lui c’era.
Grazie e scusa per tutte le volte che certe tue rigidità mi hanno disturbata.
Con riconoscenza e affetto.
Antonietta Timpano
Gilbertino
Diciamo la verità, Gilbertino ha avuto sette vite come i gatti. Sempre in direzione “ostinata e contraria” direbbe il poeta, con gli ultimi nel cuore. Amava le ripartenze e non lo nascondeva.
Ieri a San Giuliano sulla piazza, davanti alla “Sezione” c’era tutto il campionario dell’amicizia politica. Gilberto amava la politica che, senza “una mano sulla spalla”, riteneva arida. Ecco, Gilberto era il compagno che ti teneva sempre la mano sulla spalla. In una di queste ripartenze sono stato il suo “secondo pilota”, almeno a San Giuliano sicuramente, ma anche più in là. Era il 1980 e presentammo la lista di DP al Comune, inventata sulla macchina del Parrini, io e Edi (Ovidio). Gilberto era il capolista. Io e Edi nella testa di lista, fra i primi cinque. Non prendemmo nessun consigliere, ma si mise un seme. Fino al 1987 è stato “un delirio divertente”. Il Comune (il PCI) ci permise di usare come sede un edificio comunale nel Parterre, dopo una lunga battaglia di Gilberto, che l’aveva adocchiato e non aveva più mollato la preda. E poi firme contro il nucleare e battaglie per la Pace, e le elezioni del 1985 dove feci il capolista e prendemmo quasi 500 voti, che ci tennero comunque fuori dal consiglio comunale. E riunioni in via San Frediano a Pisa, dove mi parve all’improvviso di essermi iscritto alla “Bocconi” della politica, entrando nella segreteria provinciale di DP e frequentando compagne e compagni bravissimi, che non cito per non dimenticarne alcuni. Ma Salvatore Montano sì che lo devo ricordare, perché al “Villaggio 100 fiori” occupato, facevo il lavoro con l’Arciragazzi insieme al grande Fabrizio Fabbri, e di questo ne parlavamo spesso anche a DP. Ad un certo punto nacque anche l’idea di una radio che avrebbe dovuto coinvolgermi. Venne a parlarne a Pisa Patrizia Arnaboldi, responsabile nazionale informazione, ma non se ne fece di niente perché non c’era una lira.
Dietro a tutte queste cose Gilbertino stava come un padre premuroso. Diceva la sua, ti abbracciava, ma se non era d’accordo su qualcosa si batteva come un leone per trovare una onorevole mediazione. Io non arrivavo a venticinque anni, lui ne aveva poco più di quaranta e aveva una brillantezza senza eguali. Mitica fu la campagna di affissione manifesti per le europee del 1984, che facemmo insieme partendo dall’Alta Val di Cecina risalendo verso Pisa. Attaccammo il manifesto con la falce e martello gialla su sfondo blu anche a Orciatico. E panini e bicchierotti di vino. La Ritmo Blu col grande portapacchi, secchio, colla, acqua alle fontanelle e via. Mitica la cena a Pomarance dal compagno Gigi Cerri, dove Gilbertino, infervorato, tenne un comizio fra un piatto di zuppa e le cipolle mangiate a pane. Gli volevo bene davvero e mi divertiva molto.
Poi una nuova ripartenza, e le nostre strade si sono divise. Io candidato nel ‘90 da indipendente col Pci e lui che entra in Rifondazione comunista. Lì per lì non accettò che io avessi scelto quella strada, ma cominciammo subito a rifrequentarci. Diventai Sindaco nel ‘95 scelto dal PdS e Rifondazione Comunista e fu una vittoria oltre le aspettative. Quando nel ‘98 avvenne la rottura fra Rc e il governo Prodi la ricaduta di quella frattura politica si ebbe anche sulla nostra alleanza per le elezioni del ‘99, che mi vedevano già riproposto sindaco. La realpolitik impose, è il caso di dirlo, la divisione; anche se io, Gilberto e Luca Barbuti avevamo già fatto l’accordo a casa di Luca a Molina, brindando. Per me fu dura, ma parlandone anche con Gilberto stesso, capimmo, dopo una discussione che ci aveva svuotato l’anima ,che in quella situazione dovevamo “ingoiare il rospo” della grammatica politica, che fra l’altro vedeva RC all’opposizione al Comune di Pisa e in Provincia. E questo non aiutava. Diciamolo con franchezza, per rispondere ad un’esigenza nazionale e pisana, snaturai un’alleanza che avevo nel cuore, e mi adeguai. Fu allora che Gilberto si candidò a Sindaco contro di me e lo fece con una forza d’animo senza precedenti. A me quella candidatura creò un problema personale, non tanto per il risultato, che ero fiducioso di conseguire, ma per i rapporti stretti che avevo con lui e le implicazioni psicologiche che avrebbe portato a galla, perché una competizione elettorale acuisce per forza di cose lo scontro. Comunque “organizzai le truppe” e mi buttai nella campagna, con un avversario a sinistra che non avevo mai nemmeno immaginato. Con Rifondazione e Gilberto non ci parlammo per qualche settimana e a San Giuliano quella divisione alzò i toni delle scontro anche fra i cittadini.
Io e lui ci ritrovammo una notte in TV, a Granducato. Luvisotti, candidato per la destra, presente con noi alla trasmissione elettorale, si sentì male per il caldo e fummo costretti a interrompere il dibattito. Io e Gilberto ci ritrovammo a rianimarlo. Mentre sventolavo un cartone sulla faccia di Luvisotti semi svenuto e sdraiato su una poltrona, Gilberto mi guardò e ridendo disse: “Te lo saresti creduto?”. Quando Luvisotti si riprese gli dicemmo in coro: “I comunisti divisi ti hanno salvato la vita uniti”.
Durante il mio secondo mandato, finché rimase in consiglio a fare opposizione, condividemmo tutte le questioni di politica internazionale e in parte anche locali. Appena eletto facemmo insieme la battaglia contro gli aerei della Nato in Bosnia e approvammo una mozione di tutta la Sinistra, che inviò una delegazione della Giunta e del Consiglio alla marcia della pace ad Assisi. Questo stemperò molte tensioni.
Quando si ammalò me lo venne a dire nell’ufficio del Sindaco. Ci girò un po’ intorno, ma alla fine fu diretto. Chiusi tutto e stetti con lui il pomeriggio nel Parterre. Da lì non ho mai mancato di sentirlo e abbraccialo quando lo incontravo, sono passati venti anni e, nonostante non fosse più quello di un tempo, ha dato vita ad altre ripartenze come piaceva a lui senza perdere quel sorriso birbante che lo contraddistingueva. Nel 2019, dopo una vita che non partecipavo a nessuna riunione, invitato con affetto da molti compagni, me lo sono trovato accanto nella costruzione della lista della Sinistra Unita per un’altra San Giuliano alle amministrative. Pareva avessimo chiuso un cerchio.
Ieri ad un certo punto Edi mi ha chiesto se volevo dire qualcosa durante le esequie. Non ci sono riuscito. Racconto però in chiusura di questi ricordi un aneddoto che a lui piacerebbe. Durante la campagna elettorale dal ‘99 ogni tanto capitava di scontrarci e lo facevamo con passione e senza esclusione di colpi. Lui faceva una campagna elettorale identitaria e, fra le cose che citava, non mancava mai di ricordare con orgoglio di aver cambiato la toponomastica sangiulianese a favore dei padri nobili della sinistra italiana e internazionale. Era tutto vero. Anche durante la cerimonia funebre di ieri questa cosa è stata ricordata più volte. Gilberto forzava su questo tema, perché doveva carpire voti ex Pci. D’un tratto una sera, prima di andare in onda a 50 canale, gli chiesi a bruciapelo: “Ma tu che hai intestato tutte queste strade, via Karl Marx, via Rosa Luxemburg eccetera, sei stato vicesindaco e assessore al decentramento, mi sai dire dove si trova la località Barbonelli? Ora in trasmissione te lo chiedo, pensaci- Luvisotti rispose a bruciapelo: “O dov’è?” Gilberto rise di gusto e rispose: “Lo chiedi a me? Il Sindaco lo devi rifare te, mica io”. Ci eravamo capiti al volo. Alla fine uscimmo e andammo a bere da Salvini. Alle elezioni Gilberto fece un risultato strabiliante, e io vinsi comunque al primo turno e bene. Vincemmo tutti e due, non poteva accadere altrimenti. Mi mancherà quella faccia da birbante e con lui le storie che mi ha raccontato. Ciao Gilbertino.
Un forte abbraccio alla moglie, la grande Franca, alle figlie, ai familiari e a tutti gli amici e compagni.
Gabriele Santoni
San Giuliano Terme. Primo giorno d’estate, 2022
COMUNICATO FLC CGIL PISA SULLA SCOMPARSA DI GILBERTO VENTO
Venerdì 17 giugno è purtroppo venuto a mancare Gilberto Vento, per molti decenni attivo a sinistra nella politica locale e regionale e poi in quella sindacale. Gilberto aveva insegnato per trenta anni al Liceo scientifico Dini di Pisa ed era stato uno dei primi aderenti alla nascente Cgil scuola. Distaccandosene in seguito, non condividendone alcune scelte, diventò il compagno di riferimento dei Cobas Scuola di Pisa, rappresentando il “fluido vitale” di quella Organizzazione sindacale che arrivò ad essere presente in tutti gli istituti scolastici e raggiunse costantemente una grande rappresentatività provinciale.
Nonostante ci fossero diverse differenze politico-sindacali, di strategia e a volte di obiettivi, nell’ultimo decennio abbiamo collaborato proficuamente in alcune battaglie comuni, insieme a tutti gli altri sindacati pisani della scuola, anche grazie alla sua capacità di coinvolgimento e mediazione.
Ne ricordo tre per sinteticità: il coordinamento pisano unitario contro la legge 107 che ha contribuito al più grande sciopero nazionale della scuola, il 5 maggio 2015, e che a Pisa continuò con presidi, sciopero degli scrutini e proteste per tutto il mese di giugno. L’anno successivo la raccolta delle firme per i quattro referendum contro la “buona scuola” promosso da Flc Cgil, Cobas Scuola, Gilda degli insegnanti e varie associazioni. Ne ricordo la costante presenza ai banchetti di raccolta firme. Il lavoro fatto nel 2018, insieme a tutte le altre Organizzazioni sindacali pisane, per realizzare delle sedute uniche per l’assegnazione delle supplenze per i candidati nell’allora terza fascia d’istituto, sia per i docenti che per gli ATA. Le convocazioni uniche al Politeama di Cascina e alla Leopolda di Pisa sono diventate un modello nazionale, in virtù anche di un programma informatico per la gestione delle graduatorie realizzato da due brillanti insegnanti del Cattaneo di San Miniato. Ma, soprattutto, le convocazioni unitarie hanno dato la certezza di pubblicità e trasparenza delle operazioni e hanno garantito lavoro e reddito a migliaia di lavoratrici e lavoratori della scuola.
Personalmente di Gilberto mi mancheranno i nostri scontri dialettici e anche i momenti nei quali ci prendevamo in giro, canzonandoci a vicenda. Per tutti noi e il mondo della scuola la sua scomparsa rappresenta una perdita incolmabile.
Il Segretario generale della Flc Cgi Pisa
Pasquale Cuomo
Un ricordo di Gilberto.
Siamo diventati amici subito. Era difficile resistere alla simpatia e all’energia che emanava dal suo sguardo. Gilberto si muoveva come un vulcano in eruzione.
L’occasione del nostro primo incontro fu l’occupazione della bellissima sede che il Pdup, Partito di Unita Proletaria, aveva a Pisa, in via S. Frediano. Fu lì che noi, giovani militanti, in gran parte studenti e ricercatori della Lega dei Comunisti, conoscemmo quadri operai come Luciano Turini della Saint-Gobain e Guido Cerbai della Guidotti, punto di riferimento dei loro consigli di fabbrica e persone eccezionali sul piano umano. E tutte riconoscevano a Gilberto, che si muoveva con una determinazione sempre accompagnata dal sorriso e una buona dose d’ironia, un ruolo indiscusso di leadership. Siamo nel 1977, il Pdup si è scisso in due tronconi. Lucio Magri vuole riportarlo nell’alveo del PCI, Vittorio Foa e Silvano Miniati si oppongono al progetto e vogliono costituire Democrazia Proletaria. Per il nuovo partito, che si pone in alternativa alla sinistra tradizionale, disporre di una grande sede in posizione centrale è fondamentale per segnalare le ambizioni della nuova forza politica.
La spunteremo e S.Frediano 12 diventerà presto un indirizzo conosciuto a tutti i movimenti di lotta che attraverseranno la città. Occupazioni di case e di fabbriche in crisi, lotte sindacali durissime all’Università, agitazioni negli ospedali e nei quartieri popolari per contrastare gli aumenti delle bollette, lotte operaie alla Piaggio e alla Saint-Gobain, manifestazioni contro la Nato e la presenza di Camp Darby, lotte per affermare nuovi diritti delle donne e occupazioni di stabili per costruire la Casa della Donna. La sede di DP, presidiata quotidianamente da Gilberto Vento, diventò presto una specie di Nuova Camera del Lavoro per tutti i movimenti che attraversavano la società in quel periodo difficilissimo, nel quale si cercava di tenere vivo il conflitto sociale combattendo a viso aperto il terrorismo che imperversava e minacciava di toglierci il terreno sotto ai piedi.
Sono gli anni nei quali non solo condividiamo con Gilberto la passione e i sogni di una stagione indimenticabile, ma diventiamo amici, scherziamo con Diego e Francesca, i nostri figli maggiori quando vengono “deportati” in Via S. Frediano per risparmiare sulle baby sitter o quando organizziamo là, attorno al ciliegio selvatico che troneggia nel cortile, una festa popolare di sostegno alle lotte. Sono gli anni nei quali consoliamo la Franca, che si lamenta sempre perché Gilberto non l’aiuta in casa mentre Luciana la incita, senza troppi risultati, alla rivolta domestica.
Seguiranno anni di battaglie dentro e fuori DP, di delusioni e sconfitte, di conflitti e tentativi di traghettare nel futuro, con Rifondazione Comunista, quel patrimonio di idee che avrebbero anticipato di decenni molte battaglie dell’oggi.
Gilberto ha attraversato tutto questo con infinita passione e una dedizione senza limiti alla causa dei più deboli. L’ha fatto senza badare al tornaconto personale, in una sinistra caratterizzata spesso da personalismi narcisistici. Gilberto si è sempre distinto per la sua indifferenza nei confronti delle cariche pubbliche e dei piccoli e grandi privilegi che talvolta comportano. Quando l’impegno politico diretto non l’ha più convinto si è gettato, anima e corpo, nell’impegno sindacale con i Cobas, che ha praticato per decenni, al solito senza risparmiare le sue energie.
Oggi siamo qui a ricordarlo, sperando che il suo esempio serva di ispirazione a qualcuno dei tanti ragazzi che hanno interagito con lui. Gilberto se n’è andato e siamo tutti più soli, e più tristi.
Un grande abbraccio a Franca, Francesca e Giulia, a Ovidio e a tutti voi, cari amici e compagni con cui abbiamo condiviso la parte più importante della nostra esistenza.
Guido Tonelli e Luciana Piddiu