Il libro di Carlo Delli Creazioni, Natura di San Rossore è un libro molto particolare in quanto, pur proponendosi come libro di fotografia naturalistica, a differenza dei tradizionali libri che di norma sono catalogati sotto tale categoria, non sempre i soggetti delle fotografie in esso contenute sono immediatamente riconoscibili come frammenti della natura del Parco di San Rossore, un parco vicino a Pisa ricavato dall’ex tenuta reale dei Savoia diventata poi con il passaggio alla repubblica, tenuta presidenziale. Certo la maggior parte delle foto riguardano gli ambienti, la vegetazione, gli animali che vivono a San Rossore, gli insetti, gli uccelli, i cinghiali; ma le foto più accattivanti sono forse quelle in cui il soggetto non è immediatamente riconoscibile, le gocce d’acqua, i riflessi di luce, le ragnatele, i disegni sulle cortecce degli alberi, immagini in cui lo sguardo è disorientato perché non riesce a mettere subito a fuoco cosa ha di fronte.
Le fotografie contenute nel libro nascono da una pratica lunghissima di studio e di osservazione della natura che Delli stesso descrive:
“Ho osservato, spiato e studiato per più di sette anni tutti gli attori del parco: dai piccoli muschi agli alberi più imponenti, dagli insetti ai grandi mammiferi, dai paesaggi alle acque”.
Lo sguardo che attraverso l’obiettivo viene gettato sui soggetti catturati attraverso la macchina fotografica è, come è già stato accennato, uno sguardo particolare. Le fotografie di Carlo Delli in realtà hanno due soggetti. Il primo soggetto è costituito dalla natura così come la possiamo trovare davanti all’obiettivo delle nostre macchine fotografiche nel parco di San Rossore, una natura che costituisce il referente ineliminabile della fotografia, e, nello stesso tempo, secondo Delli, l’intermediario di una realtà più profonda che la fotografia aiuta a intuire, quella del creatore, di colui che ha generato la natura. Il secondo soggetto è costituito dalla creatività intesa come capacità del fotografo di evidenziare punti di vista particolari del mondo naturale, aspetti inusuali della natura, aspetti che tendono a nascondersi, a rivelarsi solo ad occhi particolarmente curiosi e attenti e grazie a quella particolare protesi dell’occhio che è la macchina fotografica. Le foto di Carlo Delli non vogliono documentare la natura del Parco. La foto che documenta è la foto che mostra le cose “come sono viste dalla maggior parte della gente in un momento qualsiasi”. Delli cerca per mezzo della fotografia naturalistica la creatività e per questo scatta foto che congelano una situazione, una luce, un comportamento, un punto di vista non comuni, elementi che possono trasformare la fotografia in scoperta del senso del possibile, di un aspetto nascosto ma non meno reale del mondo che ci circonda. C’è quindi una ricerca che tende a valorizzare, attraverso, la fotografia la dimensione estetica della natura perché, secondo Delli, la valenza estetica dà più forza all’effetto di sensibilizzazione e permette a chi guarda la foto di condividere le sensazioni e le idee del fotografo.
Nel suo sito Delli confessa di riconoscere in alcuni grandi fotografi americani i suoi ispiratori, sono i fotografi che hanno dato vita alla prospettiva della creatività che Delli propone, una prospettiva che si gioca tutto con la macchina fotografica, senza ricorrere ad ulteriori strumenti di produzione o di correzione dell’immagine: Ansel Adams, Edward Weston, Alfred Stieglitz.
La creatività di cui parla Delli è lontana dall’idea di creatività oggi più diffusa con l’avvento del digitale e dei programmi di fotoritocco, l’idea della creatività come elaborazione, come produzione di un’immagine che non ha un corrispettivo reale. Per Delli, riprendendo le idee dei grandi fotografi americani, si può pensare ad una creatività che si esprime mediante il contatto con la realtà, in presenza di oggetti reali. Perché si possa esprimere la creatività di cui parla Delli l’oggetto della fotografia deve esistere materialmente anche se non è detto che sia immediatamente riconoscibile. La foto creativa si basa sull’interpretazione soggettiva della realtà senza che ci sia alterazione di essa, sulla scoperta dei molteplici modi della realtà di rendersi visibile. L’elaborazione della foto che il digitale rende facile è solo una delle possibili interpretazioni della creatività.
Nello stesso tempo Delli ricorda che la fotografia non coincide con la realtà. La fotografia realista è il prodotto dell’incontro tra una mente e un oggetto esterno ad essa con lo scopo di comunicare ad altri, esprimere, coinvolgere mantenendo un’aderenza alla realtà che appare davanti all’obiettivo nel momento in cui il fotografo scatta. La realtà, per la fotografia, è un’idea guida; la fotografia rimane tale solo se mantiene con la realtà un ruolo privilegiato ma non è la meccanica riproduzione di un soggetto che è di fronte all’obiettivo.
In un’altra serie di fotografie di Delli, volo di gabbiani reali a Essaouira, in Marocco, in cui i soggetti sono gabbiani in volo su un mare di un colore rossastro fotografati con tele da 400 mm, l’idea di creatività si sprigiona pienamente. Nessuno potrebbe utilizzare una parte di quelle foto per capire che cosa è un gabbiano. Sono uccelli trasfigurati nel loro volo, forme instabili che si stagliano su un sfondo marrone difficilmente riconoscibile come una distesa marina. Delli descrive come ha scattato quelle foto
“Mi sono posizionato su uno dei terrazzi più alti lungo le mura del porto africano affacciato sull’oceano Atlantico. Molte nuvole e molto vento. C’è un continuo passare di gabbiani reali, la maggior parte dei quali vola controvento sotto di me. Fanno da sfondo scogli scuri con macchie verdi di alghe ma soprattutto il mare, uno strano mare colorato di un rosso per noi inusuale. Solo qualche esemplare passa più in alto, e allora fanno da sfondo il cielo celeste o nuvole bianche.”
Il risultato è un’inusuale interpretazione di una realtà usuale, interpretazione che gioca sull’invisibile occultato dall’immagine abitudinaria, interpretazione che proietta nel fantastico, in una dimensione onirica, affascinante, fluida, leggera un elemento in sé abituale e quasi insignificante senza che però venga reciso il legame con l’oggetto che l’ha originata, ma anzi partire dalla presenza dell’oggetto e dalla sua conservazione inalterata in fase di postproduzione.
Tutto ciò richiama uno dei problemi oggi più discussi nel mondo della fotografia. Che cosa ha significato l’introduzione delle tecnologie digitali. Sulla base di ciò che Delli dice e delle sue fotografie si può dire che la fotografia realistica è il prodotto, oggi, di un atteggiamento, di una scelta di comportamento di carattere etico. Niente è scontato o meccanicamente determinato dalla natura delle novità tecnologiche. La tecnologia può rendere difficile questa scelta perché rende semplice la manipolazione della foto ed è difficile resistere alla tentazione di ridurre gli ostacoli verso il miglioramento di ciò che creiamo quando si indeboliscono gli ostacoli che rendono tale miglioramento una scelta difficile. Ma dietro ai nostri comportamenti ci sono sempre delle idee, delle convinzioni, elementi di una cultura e di una storia che si rivelano nelle nostre scelte. Riaffermare quindi una certa idea di fotografia non è quindi soltanto schierarsi dalla parte dei progressisti o dei conservatori, ma compiere una scelta con la quale si condivide o meno un’idea della fotografia e forse un’idea della vita. Infatti tale scelta può rivelare la convinzione che nonostante tutto la fotografia sia un prodotto creativo di tipo particolare, che non può fare a meno del rapporto con un oggetto della realtà che le dà la possibilità di esistere, convinzione che può rivelare un atteggiamento che riguarda anche il nostro rapporto con il mondo che ci circonda. Il fotografo non è un passivo riproduttore di una realtà immobile, statica, è un interprete del libro della natura o del mondo in cui esso vive e la fotografia realistica è uno strumento di rivelazione di una realtà che ci è esterna, che è stata creata non da noi e per questo ci rimane in gran parte ignota e da rispettare, fonte di possibili scoperte che rendono possibile la nostra creatività ma anche mistero insondabile, alterità non riducibile ai nostri bisogni.
Non ho lo stesso amore per la natura di Delli, oltre a non avere le sue capacità fotografiche. Soprattutto non ho le sue certezze riguardo al fatto che la fotografia sia traccia di una realtà più vasta, della creazione e del creatore, chiunque esso sia. Mi muovo e mi piace muovermi tra le persone, curiosare nella loro vita quotidiana, cogliere i loro gesti, i loro sguardi. Mi piace anche fotografare il vicino, il mio quotidiano. Non amo i viaggi esotici. Sono più attratto dall’uomo e dai paesaggi umani che mi circondano perché sono convinto che anche lì si possa trovare ciò che alcuni cercano in altri spazi e in altri luoghi. Condivido però le idee sul rapporto tra fotografia e realtà e sulla creatività, aggiungendo ad esse anche la convinzione che in ogni caso fa parte delle capacità creative la conoscenza della tecnica e dello strumento. L’atto creativo non è il frutto di un’intuizione spontanea improvvisa, ma il risultato di un lungo lavoro di studio, di osservazione e della padronanza degli strumenti necessari per esprimersi con un certo linguaggio e i risultati ottenuti da Delli lo dimostrano.
massimocec aprile 2013
Leave a reply