La strada è il luogo in cui tutto accade. È un luogo pubblico contrapposto al luogo privato privilegiato: la casa. La pandemia che stiamo vivendo ha rivelato la natura intrinseca della strada incidendoci nelle nostre case e facendoci sentire la mancanza, il bisogno di scendere in strada, di incontrare con lo sguardo persone sconosciute, di superare l’estraneità dell’altro grazie alla condivisione del luogo. La strada è uno spazio in cui è possibile sbirciare frammenti di realtà, soprattutto la realtà come dimensione sociale, pubblica dell’esserci. La strada è uno spazio denso di presenze nella loro dimensione evanescente del qui e dell’ora. La strada rivela aspetto fondamentale della vita, quello del suo fluire, dell’attimo che viene travolto da tutti gli altri attimi che lo seguono, lo incalzano, lo seppellisco.
La fotografia di strada è la fotografia che coglie la dimensione empirica del tempo, quello del suo fluire senza lasciare tracce a meno che qualcuno non si fermi a scattare una fotografia, a dipingere un quadro ” en plein air” oggi sempre più rari, a raccogliere conservare qualcosa di quel flusso. Raramente il tempo della strada lascia autonomamente tracce di sé.
La fotografia di strada è la fotografia che documenta insieme la precarietà dell’esistenza umana e una delle sue ricchezze. Racchiude nei suoi scatti la tragedia e contemporaneamente una delle ricchezze della vita. Testimonia la precarietà legata alla fugacità di distanti insieme ricchezza che discende dal fatto che quegli istanti riempiono le nostre vite, rendono vivaci, interessanti, vivibili. Ma pandemia ci ha ricordato brutalmente la fragilità ma ci ha impedito di usufruire della ricchezza della strada. La bellezza delle immagini della fotografia di strada è, come dice Letizia Battaglia, “un incidente di percorso, perché non è la bellezza cercata attraverso l’armonia delle forme, la padronanza della tecnica per la bellezza della casualità, dell’incontro inaspettato, dell’istinto compositivo guidato dallo sguardo attento, curioso, ispirato dal bisogno di scoprire la ricchezza che ci circonda. È una bellezza legata all’incontro dell’immagine con uno stato d’animo, un pensiero fugace, un ricordo.
I presupposti della fotografia di strada sono rintracciabili, a mio parere, nella pittura olandese del ‘600, in quei quadri in cui viene valorizzata la bellezza della vita quotidiana, nella valorizzazione dell’anonimato delle persone e dei luoghi, nell’isolamento dell’istante che perde le sue connotazioni spaziali e temporali (anche se tale pittura era tutt’altro che un’ingenua presa d’atto della realtà). Todorov nel suo libro Elogio del quotidiano scrive “La bellezza non è al di là, né al di sopra delle cose volgari, ma si trova in mezzo ad esse, e basta uno sguardo per estrarla e mostrarla a tutti. … La vita quotidiana – chi lo sa’ – non è necessariamente gioiosa. Molto spesso , anzi, è soffocante: una ripetizione di gesti diventati meccanici, un impantanarsi di preoccupazioni imposte, senza la possibilità di alzare mai la testa, con il rischio di esaurire le forze nel semplice tentativo di condurre la propria vita o quella altrui. Dobbiamo, quindi, non tanto abbandonare la vita quotidiana (al disprezzo, agli altri), quanto piuttosto trasformarla dall’interno, affinché essa possa rinascere, illuminata dal senso e dalla bellezza. Ma come?” Ed è questa la domanda cruciale, perché, tranne pochi casi, nel quotidiano siamo immersi. “Niente è bello di per sé (la realtà non equivale a perfezione)“. La bellezza non è una proprietà degli oggetti. L’arte come anche la fotografia sono strumenti per la scoperta di bellezza attraverso lo sguardo che ha una sua funzione attiva, quasi creatrice, e i materiali che tali strumenti utilizzano sono i più vari. “Questi artisti [i pittori olandesi del ‘600] hanno compreso, tuttavia, che una donna che attraversa il cortile o una madre che spella una patata possono essere belle quanto le divinità dell’Olimpo, e ci invitano a condividere tale convinzione: ci insegnano a veder meglio il mondo, non a cullarci nelle illusioni; non inventano la bellezza ma la scoprono (e permettono anche a noi di scoprirla). ”
massimocec agosto 2021
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