IL GRUPPO ’63
(LA BREVE VITA DELL’AVANGUARDIA)
Certo che ne accadono di cose nel 1963. È un anno bulimico di eventi, alcuni decisamente clamorosi, due su tutti: l’assassinio di John F. Kennedy il 22 novembre a Dallas, nel Texas, per mano di Lee Harvey Osvald e il discorso “I have a dream” pronunciato da Martin Luther King il 28 agosto, durante la marcia su Washington per il lavoro e la libertà e, spostandoci in Italia, il Concilio Vaticano II convocato da Papa Giovanni XXIII con l’obiettivo di modernizzare la Chiesa cattolica.
E, per ora, mi fermo qui, anzi no; immaginando di viaggiare in una ipotetica macchina del tempo mi proietto, retroattivamente, nel 1963 e mi vedo, dodicenne, frequentare la seconda media, innamorato dell’italiano (che un po’ di tempo dopo sarei andato ad insegnare) e del latino, tolto purtroppo dalle materie delle Medie nel 1978.
Poi, sempre in retrospettiva, eccomi in casa, la sera, con i miei, davanti ad un mastodontico televisore in bianco e nero (i colori arriveranno solo nel 1976) con due soli canali, il primo e il secondo (il terzo arriverà nel 1979). Mi ricordo, di quelle sere, il clima euforico che veniva a crearsi quando sul teleschermo appariva Mike Bongiorno, l’archetipo mitico di tutti i futuri Carlo Conti ed Amadeus. E quindi, dopo Carosello, io non andavo “a nanna” come recitava la formuletta, ma mi sorbivo, insieme ai miei, le interminabili repliche di Lascia o raddoppia o La fiera dei sogni oppure, variando, Il Musichiere condotto da un pacioso Mario Riva (anche in questo caso erano repliche, perché il programma terminò nel 1960). Ma, oltre all’onnipresente Mike, a cui Umberto Eco dedicherà su Diario minimo un divertente saggio dal titolo Fenomenologia di Mike Bongiorno, la tivvù di quell’anno produsse anche interessanti sceneggiati televisivi come La Cittadella (dall’omonimo romanzo di Cronin) e I Miserabili (dal romanzo di Victor Hugo) diretto da Sandro Bolchi. E mi ricordo mio padre che, chiuso in bagno a farsi la barba, canticchiava Uno per tutti la canzone che vinse il festival di Sanremo quell’anno, cantata da Tony Renis in coppia con Emilio Pericoli, ma il successo planetario lo ottenne Gino Paoli con Sapore di sale.
Uscendo dalla macchina del tempo e dai vaghi ricordi adolescenziali e ritornando al presente, il mio racconto di quell’anno diventa inevitabilmente più analitico e forse meno romantico. Nel 1963 termina il miracolo economico dei primi anni ’60, il PIL arranca, le esportazioni tengono, ma solo svalutando la lira, l’agricoltura è in crisi e le fabbriche non sono ammodernate così come gli apparati della pubblica amministrazione. Circolano nuove parole, come “recessione”, “congiuntura”, “inflazione”.
Governa la DC con il Fanfani IV a cui subentrerà poi il governo Leone I e infine, dal 5 dicembre il governo Moro, appoggiato da PSI, PSDI e PRI. Presidente della Repubblica è Antonio Segni che resterà in carica dall’11 maggio 1962 al 6 dicembre 1964.
Da segnalare, però, nella DC di quell’anno la presenza di un politico, Fiorentino Sullo, ministro dei lavori pubblici, che varò una importante legge sullo “ius soli” (che oggi significa diritto di cittadinanza per le persone che nascono sul suolo italiano) che non è mai esistito per indicare il diritto della terra a non essere rovinato e deturpato. Infatti nel dopoguerra l’Italia subisce un processo di cementificazione selvaggia e il disegno di legge Sullo del ’63 propone di mettere ordine a partire da un principio rivoluzionario per l’Itala. Sarà il “pubblico” (Comune, Provincia, Stato) a decidere dove e come si potrà costruire, con l’esproprio delle aree destinate. Ma questo disegno di legge non verrà approvato dal suo stesso partito che, anzi, inizierà a boicottare il ministro in maniera pesante.
Sempre nel ’63, a Roma, un corteo di cinquantamila edili che protestavano contro la serrata dei cantieri nella Capitale viene violentemente attaccato dalla polizia. È il primo episodio di guerriglia urbana.
Ma il 1963 fu anche l’anno dell’immane tragedia del Vajont, il 9 ottobre 1963, che causò 1900 morti. Un’enorme frana cadde nel bacino della diga causando un’ondata d’acqua che travolse i paesi a valle, compreso Longarone. Questo disastro fu dovuto a gravi errori di progettazione e mancanza di attenzione alle evidenze geologiche.
Il 12 dicembre 1963, il Kenia ottenne l’indipendenza dal Regno Unito, ponendo fine a decenni di dominio coloniale. Jomo Kenyatta divenne il primo presidente del paese. Questo evento segnò una tappa importante nel processo di decolonizzazione dell’Africa; quasi due mesi dopo, il 9 febbraio del 1963, il Boeing 727, un jet di linea trireattore, effettuò il suo primo volo.
Questi, a grandi linee, alcuni degli eventi più significativi, ma ce n’è uno in particolare che, ormai grande, ho analizzato e studiato con interesse: la nascita del Gruppo’63, anticipata già nel 1961, dall’antologia poetica I Novissimi che comprendeva testi di Pagliarani, Sanguineti, Balestrini e Antonio Porta che riflettevano l’impossibilità di comunicare in modo autentico con la poesia; questo gruppo si caratterizzava infatti per un linguaggio schizofrenico e asintattico che sfociava spesso nell’irrazionale e nel non sense. La trasformazione della Neo avanguardia in movimento letterario si realizzò con il Gruppo ’63, così chiamato dall’anno in cui fu costituito in un convegno che si svolse a Palermo nell’ottobre 1963. I punti centrali del programma letterario erano quelli di combattere la lirica e il linguaggio tradizionali, creare modi espressivi liberi, anche a scapito della comprensibilità, denunciare la massificazione e l’alienazione dell’uomo contemporaneo, ricercare soluzioni sperimentali che privilegiassero lo scardinamento di ogni struttura sintattica e semantica. Da qui la scelta di rivoluzionare i modi tradizionali della comunicazione letteraria mediante la poetica della non-significanza basata su giochi linguistici e semantici e sull’uso di un linguaggio parodistico derivato dalla lingua quotidiana.
Un ruolo notevole nel lancio del romanzo neoavanguardistico ebbero Edoardo Sanguineti (che definì Cassola e Bassani “le Liale del ’63) con Capriccio italiano, Nanni Balestrini con Vogliamo tutto, Giorgio Manganelli con Hilarotragedia e soprattutto con il suo libro di saggi, La letteratura come menzogna. E infine Alberto Arbasino, che era del gruppo, ma che con Fratelli d’Italia racconta di “notti senza fine di giovani che discutono dei loro autori e dei loro amori fino all’alba, progettando grandi opere-sogno letterarie e teatrali e musicali vere o immaginarie o fantastiche. Affetti e utopie e irrisioni e rivolte contro un oppressivo establishment culturale e politico”. È un libro questo che forse l’attuale presidente del consiglio non ha letto, altrimenti avrebbe cambiato nome al suo schieramento.
Il gruppo che si sciolse nel 1969 rimase comunque un fenomeno isolato ed elitario. C’è da dire, inoltre, che Nanni Balestrini, ideatore del matrimonio tra letteratura e cibernetica che sperimentò , assemblando tra loro tre opere letterarie, una particolare tecnica combinatoria non aveva inventato niente di nuovo perché era un esercizio di stile praticato in Francia dall’Oulipò, (Opificio di letteratura potenziale) gruppo fondato nel 1960 da Raymond Quenau e dal matematico Francois Le Lionnais con l’intento di esplorare le potenzialità creative delle regole o costrizioni formali e strutturali in letteratura. All’Oulipò aderirono, tra l’altro, Umberto Eco e Italo Calvino. Mi sono dilungato un po’ su questo argomento perché, influenzato dalle loro tematiche, nel 1983 scrissi il mio secondo romanzo “Bailamme” che piacque a Walter Siti che mi scrisse la prefazione e che lasciò perplesso il mio amico Antonio Tabucchi che non amava l’avanguardia.
Tra l’altro, dando un’occhiata ai premi letterari del 1963, il premio Strega fu assegnato a Natalia Ginzburg con Lessico famigliare, un romanzo autobiografico, lontano anni luce, quindi, dalle tematiche del gruppo ’63. Sempre quell’anno Carlo Emilio Gadda vinse invece il premio Viareggio con La cognizione del dolore, un romanzo incompiuto, ma molto significativo che mescolava elementi psicologici e sperimentazione linguistica, anche se in un’ottica diversa da quella del Gruppo ’63 e il Campiello venne assegnato a Giuseppe Berto per il suo romanzo Il male oscuro, che esplora temi come la depressione e il rapporto conflittuale con il padre. E infine Anna Banti che si aggiudica il premio Bagutta con Noi credevamo, un romanzo che narra le vicende risorgimentali italiane attraverso la storia dei personaggi che parteciparono alla lotta per l’unificazione.
Questo per dire che l’avanguardia non aveva minimamente influenzato i gusti dei lettori che, comunque, è bene sottolinearlo, erano decisamente un numero molto esiguo.
Per quanto riguarda la narrativa straniera, nel ’63 escono grandi romanzi, L’inafferabile di John Le Carré, che ridefinisce il genere della spy story con un tono realistico e cinico, in contrasto con le avventure più glamour di James Bond. La campana di vetro di Sylvia Plath, pubblicato nel gennaio del ’63 poco prima della tragica morte dell’autrice, che esplora i temi della malattia mentale e della lotta per l’identità femminile e infine L’ospite di Albert Camus che, esplorava i temi dell’assurdo e dell’alienazione.
Per la saggistica, due titoli su tutti: Il secondo sesso di Simone de Beauvoir, pubblicato nel ’49 ma che ebbe una forte influenza sulle discussioni sul femminismo e L’uomo a una dimensione di Herbert Marcuse.
Il Nobel per la letteratura fu assegnato in quest’anno al poeta greco Giorgos Seferis.
Anche il cinema si inserisce in questo contesto; nel 1963 il cinema era dominato da grandi produzioni holliwoodiane e italiane, con film epici, commedie e musical.
Ecco alcuni dei film più visti e popolari di quell’anno: Cleopatra di Joseph L. Mankiewicz con Elisabeth Taylor e Richard Burton, La grande fuga di John Sturges con Steve McQueen, Irma la dolce di Billy Wilder, Tom Jones di Tony Richardson , Lawrence d’Arabia di David Lean, in Italia Otto e mezzo di Fellini con Mastroianni e Claudia Cardinale, Il Gattopardo di Visconti con Burt Lancaster, Claudia Cardinale e Alain Delon, Ieri, oggi, domani di Vittorio De Sica
Per un pugno di dollari di Sergio Leone con Clint Eastwood e Gian Maria Volonté che segnò l’inizio di una rivoluzione nel cinema western. Questi film riflettono sia il glamour e l’opulenza delle produzioni holliwoodiane sia la forza creativa del cinema italiano e europeo negli anni ’60.
E, per ultimo, un evento che rivoluzionerà per sempre il panorama musicale internazionale: nel 1963 i Beatles raggiunsero il successo con hit come Please Please Me e She Loves you. Inizia la “Beatlemania”, un fenomeno culturale globale che avrebbe trasformato la musica e la cultura popolare.
Pierantonio Pardi
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