Da sabato 29 ottobre a Vecchiano c’è una Passeggiata che ricorda Antonio Tabucchi, si snoda tra certi edifici che sono tracce della vita e delle opere del “nostro illustre concittadino” e uno scorcio della storia recente del suo paese di origine. Cucinando un piatto di spaghetti, mi sorge il dubbio che il nostro luogo di origine non sia mai uno solo.
«Nasciamo provvisoriamente, da qualche parte e a poco a poco andiamo componendo in noi il luogo della nostra origine, per nascervi dopo, e ogni giorno più definitivamente.»
Rainer Maria Rilke, Lettere milanesi
Oggi a pranzo, in una giornata di sole, mi sono cucinato gli spaghetti al pomodoro. Prima avevo scritto la presentazione del progetto sulla Passeggiata Tabucchi a Vecchiano preceduta da un’epigrafe di Rilke molto bella su cui riflettevo mentre buttavo la pasta nella pentola, giravo con il mestolo la pomarola, ci mettevo un ciuffetto di basilico, grattavo il parmigiano e assaggiavo un vino bianco fresco della cantina sociale di Mogoro.
«Nasciamo provvisoriamente da qualche parte», scrive Rilke.
Eh, pensavo, Rilke era nato a Praga, ma viaggiò molto e si sentì a casa sua in Russia. C’è un primo momento della nascita del tutto casuale, nasciamo senza sceglierci dove, ci capitiamo per caso in quel luogo e per questo lo consideriamo il punto di origine in cui affonda la nostra identità. Però un giorno magari sentiamo il desiderio di andarcene da quel luogo e di recarci da qualche altra parte, per questo la nostra nascita è provvisoria. Proprio come Rilke fece con Praga, che poi finì col sentire più sua la Russia prerivoluzionaria. Allora ci sono due possibilità rispetto al luogo di nascita: possiamo decidere di andarcene e non tornarci più oppure di ritornarci.
Continua la citazione di Rilke: «e poco a poco andiamo componendo in noi il luogo della nostra origine, per nascervi dopo, e ogni giorno più definitivamente.»
A Tabucchi, pensavo mentre salavo l’acqua della pasta, piaceva viaggiare, “sentiamo il bisogno di allungare gli orizzonti”, scrive in Viaggi e altri viaggi. Gli piaceva il mare e diceva delle sue origini: “Sì, sono della zona costiera, ho vissuto a lungo a Vecchiano”. Molti luoghi della sua narrazione sono vicino al mare e sono luoghi in cui Tabucchi è stato o ha vissuto: Genova, le Azzorre, Lisbona, Creta, nel 2011 gli viene conferita la cittadinanza onoraria di Hania. Però a Vecchiano è sempre ritornato. Il suo è un gioco continuo a rafforzare il rapporto con il luogo d’origine allontanandosene per ritornarci ogni volta come rinato, arricchito della sua esperienza di vita. Colpisce, nella citazione, la contrapposizione tra nascita “provvisoria” e nascere dopo “più definitivamente”.
Tabucchi, penso, mentre scolo gli spaghetti, ha trovato le sollecitazioni, la spinta e le motivazioni per andarsene dal suo provvisorio paese di origine e tornarci di continuo con occhi diversi, è riuscito a fare di Vecchiano un luogo che è rimasto come definitivo accanto ad altri altrove che ha visitato, dove ha vissuto o semplicemente immaginato, scritto.
Eccoli gli spaghetti al pomodoro gustosi e fumanti nel mio piatto, la pomarola, il parmigiano e tre regali foglioline di basilico. Il tricolore è servito, ora me li mangio piano piano. Però prima un goccio d’olio buono, mentre verso qualche goccia del frutto della “pianta per eccellenza della civiltà mediterranea” (Antonio Tabucchi, I sacri kiwi di Delfi) mi viene in mente un’altra cosa. Il nostro luogo di origine, quello dove nasciamo fisicamente non comprende tutta l’esperienza di vita di una persona.
Cos’hanno in comune Antonio Tabucchi e gli spaghetti al pomodoro oltre al caso che, mentre me li sono preparati ho pensato a tutto questo? Non saprei dire nemmeno se gli piacevano. Mi vengono in mente i piatti toscani che cucinavano nella sua famiglia: i crostini con il fegato, le lasagne, il coniglio fritto o arrosto. Poi penso ad alcuni piatti portoghesi. Immagino, comunque, che gli spaghetti al pomodoro, un piatto simbolo della cucina mediterranea, gli piacessero. Un piatto semplice, associato all’idea dell’Italia, alimento “sovrano e nazionale”. In realtà ho più di un dubbio. È il risultato di una elaborazione nata in luoghi sparpagliati. Ricostruire mentalmente e alla buona la storia degli spaghetti al pomodoro, mentre sorseggio il buon bianco di Mogoro, non è difficile. I suoi ingredienti si mescolano a poco a poco, in tempi e luoghi diversi. La pasta secca ha la sua origine in Cina e Marco Polo ne rimase meravigliato. Il formaggio parmigiano viene dall’Italia padana, più o meno usato fin dal medioevo.
I pomodori vengono dalle Americhe, la prima piantina di basilico nasce in un punto imprecisato dell’Oriente e da noi arriva più tardi. In età moderna la salsa di pomodoro gli italiani la incontrano in Spagna nel Seicento e solo più tardi, tra Sette e Ottocento, la sperimentano sulla pasta. Infine, l’olio ha origini antichissime come unguento e solo recentemente è usato come condimento.
Tabucchi è nato a Pisa, ha vissuto a Vecchiano, a Parigi, ha eletto il Portogallo come suo paese di adozione e risiedeva a Lisbona. Le sue ceneri sono conservate al Cemitério dos Prazeres nella cappella degli Escritores Portugueses. Ha costruito Vecchiano come luogo d’origine in un’esperienza non solo legata al suo paese, ha viaggiato per scoprire la diversità del mondo e ha cercato la propria strada nel mondo stesso.
Centrale in questo processo è stato l’amore per la letteratura. Fondamentali sono stati gli incontri: con Maria José de Lancastre per il legame con Lisbona, e con tante altre persone con le quali è cresciuto e che ha incontrato nel suo tragitto, sarebbe importante (per me impossibile) nominarli tutti questi amici senza i quali forse Tabucchi non sarebbe Tabucchi. Forse ha sentito suo il pensiero di Rilke e questa difficoltà perenne di comporre il luogo della propria origine. Tabucchi è e rimane vecchianese, ma la sua è un’esperienza di vita cosmopolita. La sua patria è la lingua italiana, ma ha scritto uno dei suoi capolavori in portoghese e i suoi libri sono tradotti in più di quaranta lingue.
Un po’ come gli spaghetti al pomodoro sono il frutto di una serie di ingredienti che, incontrandosi, hanno costituito un piatto fondamentale della cucina italiana. Un piatto della tradizione italiana con origini sparse ovunque, nel tempo e nello spazio.
Come sono buoni gli spaghetti al pomodoro!
odellac ottobre 2022 tratto da La Voce del Serchio 29 ottobre 2022
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