Ci siamo andati, lì, al Santuario di Santa Maria in Castello, in quell’eremo sopra Vecchiano sospeso tra i monti con le pareti a pietra, segno della vecchia attività estrattiva, e la costa con una bella vista sul mare. Si vedevano la Gorgona e il Golfo di Portovenere mercoledì 14 aprile. Ci siamo andati perché avevamo scelto quel luogo caro a Tabucchi per riprendere Daniela Bertini mentre legge il racconto “Dolores Ibarruri versa lacrime amare”, una storia drammatica della raccolta Il gioco del rovescio. Sono passati quarant’anni da quando uscì la prima volta e, per ricordare questo libro straordinario, L’Associazione Culturale Antonio Tabucchi ha organizzato una staffetta di letture degli otto racconti contenuti nella prima edizione di quel lontano 1981. C’era Simone Giusti alla videocamera, Susanna che teneva l’asta del microfono direzionale e Monica che controllava che nessuno passasse mentre si registrava la scena. C’era anche un Pinocchio con un bel naso lungo. Io ho fatto qualche fotografia, così tanto perché queste foto possano fare qualcosa a noi.
Ci siamo arrivati perché volevamo che Piticche non perdesse la sua allegria e giocasse un po’ all’aperto con un Pinocchio di legno più alto di lui e cantasse la filastrocca “Alla larga alla stretta Pinocchio in bicicletta”. Piticche, che vuol dire “piccino”, con questo nome di tenerezza veniva chiamato in famiglia il bambino di cui la madre, la donna senza nome protagonista del racconto, narra a un giornalista la storia chiedendogli di non scrivere, dopo il nome vero del figlio, “detto il Piticche”.
La prima lettura l’abbiamo ambientata nel loggiato della chiesetta, dove all’ultimo portico c’è un affaccio con il punto panoramico più bello. Si vede tutta Vecchiano e, sullo sfondo, il mare. Simone ha perso un po’ di tempo a montare le attrezzature, poi ha dato il ciak: “Tabucchi 1”. Noi intorno ci siamo fermati di colpo ad ascoltare in silenzio la tenue voce di Daniela, le sue parole arrivavano nelle nostre orecchie come sussurrate e toccavano leggere i nostri cuori. Daniela ha letto bene, però quando è arrivata al punto che dice “A quel tempo Rodolfo…”, che è il marito della protagonista, ha pronunciato il nome di Rodolfo con la seconda “o” come se avesse l’accento acuto: Rodólfo. Chissà perché, ce l’aveva anche chiesto prima di leggere e le avevamo detto che per noi la pronuncia era con la “o” aperta. Lei si deve essere confusa per l’emozione. Ci abbiamo riso su e ci siamo divertiti per questa pronuncia poco toscana. Così abbiamo organizzato una seconda lettura, questa volta un po’ più in basso, sulla terrazza. Diverso e molto particolare lo sfondo scelto: le pareti dei monti su cui si rifletteva la luce del sole al tramonto si coloravano di rosso. Un panorama unico e, dice Monica, in quello scenario ci si riconosce proprio Vecchiano. Di nuovo Simone: “Tabucchi 2”. Daniela ha letto bene e con la pronuncia delle “o” giusta, una chiusa e una aperta: “Certo che Rodolfo aveva le sue idee politiche, erano note, ne sono orgogliosa, sì, aveva fatto la Resistenza, certo, e anche la guerra di Spagna, con le brigate internazionali…”.
Così, mentre il sole tramontava e si faceva un po’ freschino, ho visto la registrazione della seconda lettura, il pianto della donna che narra e le lacrime della Pasionaria e alla fine, unico spettatore, ho applaudito. Nell’illusione di raccontare qualcosa di quel momento ho scattato delle fotografie. Però sono solo l’apparenza, l’obiettivo non è riuscito a catturare la tristezza della storia di Piticche, né le lacrime versate. Il sensore della macchina fotografica non poteva registrare nemmeno l’angoscia che ci procura il Covid-19 o altrimenti detto coronavirus. Le nostre facce nelle foto possono sembrare allegre come lo era quella di Piticche quando giocava da bambino. Poi è successa una cosa atroce e tutto cambia. La pandemia ci ha portato via i nostri cari, il virus è entrato nella nostra vita quotidiana e nelle nostre case, ha privato gli studenti di una formazione completa, ha fermato l’economia, ha ridotto il lavoro, ha cambiato molte altre cose che forse non torneranno più come prima. Ha tolto alla cultura le sue manifestazioni pubbliche, lasciando solo spazio a una specie di visite e spettacoli virtuali fatti di Facebook, Zoom e Google.
Siamo andati lì, al Santuario di Santa Maria in Castello, a riprendere questa lettura con la telecamera, perché è meglio che registrare al computer. E perché anche noi, nel nostro piccolo, distanziati e con la mascherina, volevamo dare un primo segnale della voglia di ricominciare e volevamo darlo proprio il 25 aprile, giorno della liberazione. In quella storica data questa video-lettura uscirà sulla pagina fb, sul sito dell’Associazione Culturale Antonio Tabucchi e anche su questo blog. Un piccolo segnale che voglia vedere oltre il virus, quando saremo tutti più sicuri, quando finirà la clausura e potremo assistere, sempre con le dovute cautele, all’ultima lettura di questa staffetta con uno spettacolo all’aperto, il 24 settembre, nel cuore di Vecchiano, con un gruppo teatrale che è un’associazione di volontariato nota da queste parti. E forse, in quel mese di settembre, mentre festeggeremo il compleanno di Tabucchi, potremo pensare all’incubo che stiamo vivendo come a qualcosa che sta, lentamente, passando.
odellac aprile 2021
Comment
Che bella atmosfera hai descritto Ovidio, un racconto nel racconto; senz’altro Tabucchi era con voi a condividere il vostro impegno. Sono certa che sia stato lui a far sbagliare Daniela, è volato sopra di voi proprio mentre lei stava per pronunciare quella “o” e ne ha spostato l’accento. Del resto va perdonato, perché senz’altro era emozionato da questo amore per lui che perdura, ritorna, si rinnova e va avanti.